Come sta cambiando ciò che cerchiamo sui social - Treebe - Consulenza Informatica

“Il futuro è trasparente” (G. Wharry) – Come sta cambiando ciò che cerchiamo sui social

“Il futuro è trasparente” recita il titolo di un repart di Geraldine Wharry sui cambiamenti nella comunicazione dei brand nei prossimi 5 anni.

Il regno della costruzione, della narrazione che incanta e cattura, riuscendo a tenerci magneticamente vicini a pochi centimetri di display per tante ore al giorno, sta cedendo il passo all’autenticità e alla genuinità.

Ma cosa vuol dire ciò e soprattutto perché sta accadendo?

Osservare come sta cambiando la figura dell’influencer ci può aiutare a comprendere meglio questa trasformazione. Secondo le osservazioni del Worth Global Style Network, società di previsioni di tendenze, è possibile notare come sempre più “stelle” dei social media stiano iniziando ad utilizzare le piattaforme senza  l’esclusivo fine del product placement.

La loro funzione è sempre stata quella di ispirare, di fungere da  modello per ciò che concerne l’abbigliamento, la cosmesi, lo stile di vita. Tuttavia stiamo assistendo ad un lento slittamento, dall’ispirazione all’informazione. Sempre più “creators” sui social si dedicano alla condivisione di informazioni interessanti ed utili per il proprio pubblico, ponendo in secondo piano la promozione di prodotti. Basti pensare a quanto avveniva in periodo di pandemia, con la continua condivisione di esperienze e pensieri 

Il pubblico dei social è infatti costituito in gran parte da utenti appartenenti alla cosiddetta generazione Z, dal notevole livello di informazione, tale da consentire una consistente consapevolezza, che si estende anche ai meccanismi della comunicazione: così i “genration-Zers” sono in grado, con una certa agilità, di “smascherare” gli affascinanti artifici della comunicazione e dell’ influencer marketing. I protagonisti di quest’ultimo sono privati così proprio del proprio misterioso fascino, a sua volta generatore del desiderio di emulazione, fattori che costituiscono le condizioni necessarie e imprescindibili per la creazione del solido legame pubblico-influencer.

Senza quell’opacità che nasconde, seppure parzialmente, il meccanismo del marketing, il pubblico  è portato a modificare le sue richieste: chiede di vedere esseri umani nella loro multi-sfaccettata complessità, che somiglino a sé (al sé che guarda) e che, al contempo, possano essere fonte di arricchimento e di informazione.

Ecco come un pubblico già iper-informato chieda ai social ulteriore informazione. Gli utenti scorrono stories e feed per apprendere, per accrescere il proprio bagaglio di nozioni e prospettive sul mondo. Ed ecco che anche gli e le influencers si stanno lentamente conformando a questa tendenza, esponendosi sempre più, a prescindere dal proprio background professionale e/o dal proprio “ruolo” sociale, nell’espressione di idee e nella condivisione di nozioni e informazioni.

Il pubblico però è sempre più critico ed esigente nella ricerca delle fonti di informazione alle quali dare credito: ecco perché chiede di “vederci chiaro”, di vedere l’autenticità umana di un individuo e della sua storia e non una costruzione merceologica. Dall’ “influencer” al “genuinfluencer”, citando “The Guardian”.

Chiaramente l’attenzione e la tendenza che ci orienta verso l’informazione trasparente e proveniente da una fonte autentica e “genuina” non sono soltanto direzioni proprie dell’influencer marketing, sono invece le richieste di un pubblico consapevole che cerca una validazione delle proprie  scelte di acquisto che sia data da un elemento di valore ben preciso: la conoscenza e le competenze possedute proprio da chi è fonte e fornitore di quell’acquisto. 

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