La tecnologia crea dipendenza? - Treebe - Consulenza Informatica

Quante ore al giorno passiamo al cellulare?

Forse lo sappiamo bene, perché monitoriamo anche quelle con un’app. O forse non ci facciamo caso, presi dai nostri contenuti e dalla volontà di condividerne sempre più. O travolti dall’ansia di perdere proprio quella notifica che attendiamo da tempo.

Si tratta di una situazione estremamente comune, per hobby, per necessità personali o per esigenze lavorative. Questa comune circostanza, però, può degenerare in una vera e propria situazione patologica.  Questa è denominata nomofobia, vale a dire la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete. Si tratta quindi del timore (o della forte paura) di rimanere esclusi, tagliati fuori, dalla possibilità di rimanere collegati mediante il proprio smartphone.

Le reazioni che scaturiscono da questa paura sono caratterizzate  dalla presenza di sentimenti di inadeguatezza, ansia, nervosismo, dovuti all’idea di essere irraggiungibili, non più in contatto né “contattabili”.

Il termine “nomofobia” è stato coniato per la prima volta nel 2008, nell’ambito di uno studio commissionato dal governo britannico mirato ad analizzare la relazione fra disturbi d’ansia e iper-utilizzo di mobile phones. Nel 53% circa delle persone coinvolte nello studio, utilizzatrici di mobile phones, sono stati riscontrati elevati livelli di apprensione ed ansia nelle medesime situazioni: quando “perdevano i propri cellulari, i cellulari si scaricavano e spegnevano, rimanevano senza credito per chiamare o messaggiare, o non avevano alcuna copertura del segnale”.

Più della metà del campione analizzato era quindi costituito da utenti affetti da  ansia da disconnessione con il proprio mobile phone.

È ormai scientificamente comprovato che questo legame ha conseguenze sulla nostra salute, ci troviamo a confrontarci con vere e proprie dipendenze sulle quali medici e psicologi sono tenuti ad aggiornarsi e formarsi.

Ma siamo certi che la fonte della dipendenza sia lo smartphone e non i contenuti?

Siamo sicuri che la nostra relazione disfunzionale sia con “la rete” e non con cosa/chi cerchiamo attraverso la rete?

Internet, così come lo smartphone ed ogni tecnologia “connessa” sono strumenti di condivisione in primis. Non sono strumenti autoreferenziali, ciò significa che non “parlano” di sé stessi (o quantomeno non sempre), ma necessitano di essere riempiti di contenuti, di stimoli, di spunti. Questi provengono dalla “vita reale”, dalle esperienze che facciamo ogni giorno e dal mondo che ci circonda.

Sono state proposte diverse iniziative per sensibilizzare gli utenti della rete sulla problematica, come lo SconnessiDay, la prima giornata mondiale della S-connessione, a partire dal 22 febbraio 2018, presentata al Ministero della Salute, nella quale si ricorda che tutti gli utenti di smartphone sono invitati a disconnettersi per un’ora al giorno, magari un orario coincidente con quello dei pasti in modo tale da favorire un’autentica condivisione.

Per noi tuttavia il problema può essere affrontato guardando diversamente alla tecnologia: valorizzando invece il concetti di condivisione e di creazione di contenuti. Solo rendendo la propria giornata piena di esperienze, di letture, di film, di interessi, di approfondimenti sulle tematiche inerenti la propria professione si potrà raccogliere del materiale valido da condividere in rete. Questo può divenire la base per un rapporto con i social media costruttivo e vivo da un punto di vista relazionale, anche con gli altri utenti. Se si è impegnati e coinvolti nel vivere esperienze interessanti e nel raccontarle in modo personale,  sarà più diffiicile instaurare un rapporto di dipendenza con le tecnologie, che non è altro se non un rapporto inaridito, non nutrito da un interesse per un contenuto ma solo da una paura e da un irrazionale desiderio di controllo sulla propria vita e le proprie attività.

I NOSTRI CONSIGLI PER USARE AL MEGLIO I SOCIAL ( E CON SERENITA’)

  • Regola dell’80/ 20. Dedica l’80% del tuo tempo libero a raccogliere esperienze positive e costruttive per te stesso e il 20% per raccontarle in modo originale sui social
  • Creatività:  concentrati rendere i tuoi contenuti social interessanti per lo sguardo e coinvolgenti per la mente
  • Sperimenta con i colori e gli effetti visivi che più ti piacciono
  • Sperimenta con le parole: scrivi quello che pensi e senti in maniera autentica e rispettosa
  • Se ne senti l’esigenza, trova il linguaggio che più si addice a te per comunicare: audio, video, foto, testo…
  • Se non ne senti l’esigenza ricorda che non sei obbligato a condividere! Puoi leggere e informarti e contribuire alla creazione di una comunità digitale attiva e di qualità lasciando like e recensioni.